Progetto

BorderArt(E)Scapes è un progetto finanziato nell’ambito della tornata PRIN 2022 ed è sviluppato da cinque unità di ricerca (Università degli Studi di Firenze come P.I., Università della Valle d’Aosta, Università degli Studi di Bergamo, Università per Stranieri di Siena, Università di Trento). La ricerca intende affrontare la tematica complessa del confine tanto da un punto di vista storico-artistico, antropologico e geo-politico, che metodologico e disciplinare. 

L’obiettivo è quello di sviluppare nuove metodologie di ricerca applicata, in cui gli strumenti propri della disciplina storico-artistica possano dialogare proficuamente con approcci antropologici, intrecciando un piano cronologico e uno tematico. La ricerca si apre con lo studio, da parte dell’unità di Trento, di opere pubbliche realizzate in Trentino tra fine Ottocento e prima metà del Novecento, osservandone le implicazioni a livello identitario e nazionalista. Tale lettura è problematizzata da una seconda fase del lavoro, volta ad approfondire un dialogo critico contemporaneo con quelle stesse opere, situandole in un nuovo contesto storico. Il testimone è poi raccolto dall’unità di Siena, che studia la storia delle mostre, promosse in particolare dalle galleriste, dedicate alla produzione artistica contemporanea extra-occidentale a partire dal Secondo dopoguerra: idealmente riconnettendosi all’unità trentina, l’unità senese si propone di riflettere attorno al significato di margine e centro nel sistema del mercato, di “coloniale” e “post-coloniale” nei decenni che precedono l’apertura dei confini del sistema dell’arte occidentale. Prendendo parte al dibattito sulla “decolonizzazione”, il lavoro svolto dall’unità senese, arrivando a toccare il 1988, consente di giungere al secondo snodo storico del progetto: il 1989. Il crollo del muro di Berlino coincide con la mostra Magiciens de la Terre, che da un lato sancisce l’ingresso di artisti contemporanei extra-occidentali nel sistema dell’arte occidentale, e dall’altro contribuisce ad aprire un ampio dibattito riguardante il rapporto tra arte e artigianato. In questo senso la presenza dell’unità valdostana è centrale, approfondendo il tema in ambito contemporaneo, in un territorio di confine, conciliando esigenze di carattere sociale e antropologico con approfondimenti di matrice etica ed estetica rispetto alle memorie preindustriali e rurali (e ai loro oggetti), a quelle industriali di inizio Novecento – in particolare dei quartieri operai Cogne e Dora della città di Aosta – fino alle narrazioni e ai segni delle trasformazioni in atto. Il lavoro sul territorio contraddistingue anche l’unità di Bergamo, che prende in esame due casi studio, l’Alta Val Seriana e il quartiere Celadina, con l’intenzione di valorizzare i saperi e le pratiche antropologiche e artistiche nello spazio pubblico e nella società. Il quadro si completa con l’attività dell’unità fiorentina, che svolge una ricerca sul contemporaneo volta a conciliare ricerca documentaria (Trento e Siena) e pratica sul campo (Aosta e Bergamo). A tal fine viene sviluppata una doppia, interagente, linea d’azione, sia di ricognizione storico-artistica in chiave contemporanea, con la mappatura di artisti e opere che approfondiscono il tema del confine, sia di interscambio con enti e musei attivi nel settore dell’arte contemporanea in Toscana, creando un circolo virtuoso tra territorio e università. Infine, l’artista Ilaria Turba, esperta nell’approfondire e valorizzare artisticamente la ricerca antropologica condotta sul campo, è coinvolta nel progetto con l’intento di documentare il lavoro svolto dalle singole unità, prevedendo finalità espositive.